La cappella di Sant’Evasio e Santo Spirito

Le cappelle campestri erano piccole cappelle disseminate nel territorio per permettere ai cittadini di andare a messa anche se non riuscivano ad andare nella parrocchiale.

Si diffondono dall’anno 1000 in poi. Le chiese campestri presenti nelle campagne canavesane hanno uno schema architettonico che le accomuna; sono infatti formate da un piccolo edificio a pianta rettangolare a navata unica che termina, spesso, in un abside semicircolare. Le murature, spesse e robuste, sono composte da materiali poveri quali la pietra di fiume o di cava e, solo in alcuni casi, intervallate da corsi di mattoni. Tali edifici sono spesso coperti da archi e volte a botte ed una copertura superiore formata da un tetto a capanna con orditura in legno e soprastante manto in coppi o lose di pietra. Di disegno semplice e privo di alcuna decorazione architettonica, spiccano esclusivamente per la presenza di un piccolo campanile di richiamo per i fedeli, posto a lato della costruzione o soprastante la facciata. La semplicità è rispecchiata anche all’interno, dove solo la presenza di un altare, in legno (nel corso del tempo trasformato in marmo), testimonia la sacralità del luogo.

Dalle visite pastorali del 1329 sembra che ad Oglianico esistessero la chiesa di San Cassiano (ora del cimitero) ed una chiesetta denominata di Sant’Evasio. Tale cappella viene definita “campextris” facendo presupporre che nel 1329 la chiesetta fosse ancora dislocata in posizione separata rispetto all’abitato di Oglianico e che quindi il ricetto non fosse ancora stato edificato. Questa teoria è avvallata dal fatto che la cappella si trova in una posizione inferiore (di circa un metro) rispetto al piano di calpestio dell’attuale ricetto, per la cui costruzione si è utilizzato materiale di riporto per alzare il piano di calpestio e creare così un ulteriore elemento di difesa. Questi pochi dati farebbero risalire la costruzione della cappella al XI o al XII secolo.

La chiesetta, denominata di sant’Evasio (martire venerato a Casale Monferrato), già nel 1300 “nihil habet” cioè non produce redditi, in quanto sembra che già in quell’epoca fosse bisognosa di restauri. Molte notizie storiche della cappella si sono desunte proprio attraverso il restauro dell’abside. Sembra infatti che la piccola costruzione sia caduta in disuso fino verso la metà del 1400 quando viene inglobata nelle proprietà della Confraternita di Santo Spirito. Le confraternite erano associazioni di prelati e laici che aiutavano i poveri ed i bisognosi sostituendosi, a volte, alla chiesa stessa. Si hanno notizie certe della presenza della Confraternita di Santo Spirito ad Oglianico, che rimane viva fino verso la metà del 1600.

Si da quasi per certo che l’attuale raffigurazione sia stata eseguita all’epoca della Confraternita risalendo quindi alla metà del 1400 (ci sono tracce di un affresco più antico) facendo cambiare nome alla cappella sa Sant’Evasio a Santo Spirito. L’abside, unica parte architettonica rimasta della vecchia chiesa, si compone di due fasce, una inferiore ed una superiore.


La fascia inferiore raffigura i dodici Apostoli, rappresentati in piedi, con teste aureolate, con manti colorati e pesanti le cui pieghe ricadono sui corpi in maniera rigida. Solo per alcuni di loro sono evidenti i segni di identificazione iconografica (il 1 da sinistra è San Matteo –ha il sacchetto dei soldi, il 3 è San Bartolomeo che ha il coltello, il 5 è San Giacomo Maggiore – pellegrino, il 6 è Paolo ed il 7 Pietro – chiavi, il 10 sant’Andrea). Gli apostoli sono rappresentati a gruppi di tre, alcuni di fronte, altri di lato, come se stessero colloquiando e tengono tutti in mano un libro, simbolo della parola di Dio. Nella parte centrale della fascia inferiore compare inoltre la scena della crocifissione dove le figure della Vergine (a destra) del Cristo e di San Giovanni (a sinistra) risultano essere più piccole rispetto a quelle degli Apostoli. La crocifissione non è centrale perché risulta essere posizionata esattamente sopra alla falda acquifera che passa sottostante la cappella (fonte di energia purificatrice); nella stessa posizione sono state ritrovate tracce del vecchio altare in muratura (All’inizio si celebrava rivolti con le spalle al popolo quindi tutti rivolti nella stessa direzione. Poi si avvicina al popolo e il prete dice la messa rivolto verso il popolo. L’altare era sempre posizionato sopra una fonte d’acqua simbolo di purificazione e luogo pieno di energia).

Nella fascia superiore viene raffigurato il Cristo Benedicente all’interno della mandorla azzurra ( simbolo del pesce e quindi di Dio) contornati dai simboli del tetramorfo (san Matteo – l’angelo, San Luca – bue, San Marco – leone, San Giovanni – l’aquila). Cristo ha nella cintura il nodo che è il simbolo della croce ansata cioè l’eternità (ricorda la croce degli egizi)

Sotto l’arco a tutto sesto di accesso all’abside due grandi pietre sono poste come capitello. Sotto le pietre due figure umane, come una sorta di telamoni dipinti, piegate nell’atto di tenere il capitello stesso, con i visi e i corpi deformati dallo sforzo di reggere il peso. Sono figure molto particolari che non si trovano in altre chiese dello stesso periodo.

All’interno della nostra cappella i muretti che si vedono nella cappella in realtà servivano da piano per un impalcato in legno (piano ) che fungeva da pavimento (erano in pratica un sistema di vespaio antico).

La muratura sottostante è la classica muratura medioevale a lisca di pesce.